Inferno: Canto XXVII

Gia` era dritta in su` la fiamma e queta
per non dir piu`, e gia` da noi sen gia
con la licenza del dolce poeta,

quand'un'altra, che dietro a lei venia,
ne fece volger li occhi a la sua cima
per un confuso suon che fuor n'uscia.

Come 'l bue cicilian che mugghio` prima
col pianto di colui, e cio` fu dritto,
che l'avea temperato con sua lima,

mugghiava con la voce de l'afflitto,
si` che, con tutto che fosse di rame,
pur el pareva dal dolor trafitto;

cosi`, per non aver via ne' forame

Inferno: Canto XXVI

Godi, Fiorenza, poi che se' si` grande,
che per mare e per terra batti l'ali,
e per lo 'nferno tuo nome si spande!

Tra li ladron trovai cinque cotali
tuoi cittadini onde mi ven vergogna,
e tu in grande orranza non ne sali.

Ma se presso al mattin del ver si sogna,
tu sentirai di qua da picciol tempo
di quel che Prato, non ch'altri, t'agogna.

E se gia` fosse, non saria per tempo.
Cosi` foss'ei, da che pur esser dee!
che' piu` mi gravera`, com'piu` m'attempo.

Inferno: Canto XXI

Cosi` di ponte in ponte, altro parlando
che la mia comedia cantar non cura,
venimmo; e tenavamo il colmo, quando

restammo per veder l'altra fessura
di Malebolge e li altri pianti vani;
e vidila mirabilmente oscura.

Quale ne l'arzana` de' Viniziani
bolle l'inverno la tenace pece
a rimpalmare i legni lor non sani,

che' navicar non ponno - in quella vece
chi fa suo legno novo e chi ristoppa
le coste a quel che piu` viaggi fece;

chi ribatte da proda e chi da poppa;

Inferno: Canto XX

Di nova pena mi conven far versi
e dar matera al ventesimo canto
de la prima canzon ch'e` d'i sommersi.

Io era gia` disposto tutto quanto
a riguardar ne lo scoperto fondo,
che si bagnava d'angoscioso pianto;

e vidi gente per lo vallon tondo
venir, tacendo e lagrimando, al passo
che fanno le letane in questo mondo.

Come 'l viso mi scese in lor piu` basso,
mirabilmente apparve esser travolto
ciascun tra 'l mento e 'l principio del casso;

che' da le reni era tornato 'l volto,

Inferno: Canto XIX

O Simon mago, o miseri seguaci
che le cose di Dio, che di bontate
deon essere spose, e voi rapaci

per oro e per argento avolterate,
or convien che per voi suoni la tromba,
pero` che ne la terza bolgia state.

Gia` eravamo, a la seguente tomba,
montati de lo scoglio in quella parte
ch'a punto sovra mezzo 'l fosso piomba.

O somma sapienza, quanta e` l'arte
che mostri in cielo, in terra e nel mal mondo,
e quanto giusto tua virtu` comparte!

Io vidi per le coste e per lo fondo

Inferno: Canto XVIII

Luogo e` in inferno detto Malebolge,
tutto di pietra di color ferrigno,
come la cerchia che dintorno il volge.

Nel dritto mezzo del campo maligno
vaneggia un pozzo assai largo e profondo,
di cui suo loco dicero` l'ordigno.

Quel cinghio che rimane adunque e` tondo
tra 'l pozzo e 'l pie` de l'alta ripa dura,
e ha distinto in dieci valli il fondo.

Quale, dove per guardia de le mura
piu` e piu` fossi cingon li castelli,
la parte dove son rende figura,

tale imagine quivi facean quelli;

Inferno: Canto XVII

che passa i monti, e rompe i muri e l'armi!
Ecco colei che tutto 'l mondo appuzza!>>.

Si` comincio` lo mio duca a parlarmi;
e accennolle che venisse a proda
vicino al fin d'i passeggiati marmi.

E quella sozza imagine di froda
sen venne, e arrivo` la testa e 'l busto,
ma 'n su la riva non trasse la coda.

La faccia sua era faccia d'uom giusto,
tanto benigna avea di fuor la pelle,
e d'un serpente tutto l'altro fusto;

due branche avea pilose insin l'ascelle;

Inferno: Canto XVI

Gia` era in loco onde s'udia 'l rimbombo
de l'acqua che cadea ne l'altro giro,
simile a quel che l'arnie fanno rombo,

quando tre ombre insieme si partiro,
correndo, d'una torma che passava
sotto la pioggia de l'aspro martiro.

Venian ver noi, e ciascuna gridava:
esser alcun di nostra terra prava>>.

Ahime`, che piaghe vidi ne' lor membri
ricenti e vecchie, da le fiamme incese!
Ancor men duol pur ch'i' me ne rimembri.

A le lor grida il mio dottor s'attese;
volse 'l viso ver me, e: >,

Inferno: Canto XII

Era lo loco ov'a scender la riva
venimmo, alpestro e, per quel che v'er'anco,
tal, ch'ogne vista ne sarebbe schiva.

Qual e` quella ruina che nel fianco
di qua da Trento l'Adice percosse,
o per tremoto o per sostegno manco,

che da cima del monte, onde si mosse,
al piano e` si` la roccia discoscesa,
ch'alcuna via darebbe a chi su` fosse:

cotal di quel burrato era la scesa;
e 'n su la punta de la rotta lacca
l'infamia di Creti era distesa

che fu concetta ne la falsa vacca;

Inferno: Canto XI

In su l'estremita` d'un'alta ripa
che facevan gran pietre rotte in cerchio
venimmo sopra piu` crudele stipa;

e quivi, per l'orribile soperchio
del puzzo che 'l profondo abisso gitta,
ci raccostammo, in dietro, ad un coperchio

d'un grand'avello, ov'io vidi una scritta
che dicea: "Anastasio papa guardo,
lo qual trasse Fotin de la via dritta".

si` che s'ausi un poco in prima il senso
al tristo fiato; e poi no i fia riguardo>>.

Cosi` 'l maestro; e io >,

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