Epitaffi, Gli - Part 14

Forse ragion di buon governo trasse
Il Titi fuor di Pindo, e condannollo
A questionar ne i menzogner palagi,
Ove con or si compra ogni sofisma;
Ma pure al fin la lealtà del core,
E dell' ingegno suo la candidezza
Lo scorse a corteggiar le belle Muse;
Quinci le dotte scuole di Bologna
Fur liete di sua voce, ed ammiraro
Il dolce suon delle Nestoree note.
Ivi vivea giocondo, e i suoi pensieri
Erano tutti rose. O mal sicura
Da dolorosi intoppi umana vita!
Ecco repente lo condusse all'Arno

Epitaffi, Gli - Part 15

Il Corsi morto è qui sepolto, a cui
Di gentilezza e di candor di core
Non fu mai paragon. Pessima Cloto,
Lachesi fiera, ah non canuto ancora
Con dura man lo ci rapite! e tanti
Suoi pregi di virtù non lo salvaro,
Nè lo salvaro delle Grazie i prìeghi,
Nè pure i prieghi dell'Aonie Muse,
Che da lui mai non si partiro, e sempre
Seco l' ebber su i gioghi di Citera:
Ma tuttavolta non gli venne meno,
O crude Parche, de'diletti amici
L'Amore ardente; anzi trovossi alcuno,
Che sul lido solingo di Savona

Epitaffi, Gli - Part 16

Se lungamente di tua cara vita
S' avvolga il filo, o peregrin, cospargi
Questo bel sasso d' odorati fiori:
Egli del Rinuccin ricopre l' ossa;
Del Rinuccin, che pregi crebbe all'Arno
Dolce cantando, e sulla nobil scena
A Cigni Peregrin diè meraviglia
Per modo tal, che si fe' caro a' regi;
Ma finalmente pervenuto a morte
Lagrimando Firenze alto il sospira.
Tu, Peregrin, non attuffare in Lete
La rimembranza di sì nobil nome
E segui fortunato il tuo sentiero.

Epitaffi, Gli - Part 17

Belle ninfe de' prati, e belle ninfe
De' chiari fiumi, omai torbidi gli occhi,
E della chioma scapigliate l' oro,
Battete il petto; e tu non meno, Amore,
Paventa, che tua face omai si spenga,
E che si spezzi l' arco Or tu, che leggi
Queste note intagliate in questa pietra
Non inarcar le ciglia, o Vïandante.
Giulio, dalla cui bocca alta armonia
Usciva a rallegrar la mente altrui
Ha qui chiuse le labbra eternamente.
Non è dunque ragion, che de i bei prati
Le belle ninfe, e che le belle ninfe

Epitaffi, Gli - Part 18

Non perchè poche pietre peregrine
Ornino questa Tomba in cor ti vegna,
Che il seppellito qui sia vil persona:
Grande error certamente oggi ti prende,
Grande ben molto, o Passaggier, se credi,
Che il nome consegnato a questi sassi
Non se ne voli altier per l'Universo.
È qui chiuso il Bronzin, quel dagli allori:
Egli molto onorò l' arte d'Apelle,
E co' pennelli e co i color fe' vere
Le menzogne famose degli Argivi:
Caro alle belle Muse, ond' ebbe in dono
Castalia cetra, a cui sposando i versi

Epitaffi, Gli - Part 19

Ancora entro i confin di fanciullezza
Fui destinato a Marte; e presi in Malta
Il bianco segno della nobil Croce;
Nè per lo corso dell' età robusta
Schifai risco, o fatica: in sull' arene
Fui veduto di Libia, e sulle sponde
Dell' Unghero Danubio assai sovente
Vidi sonar le sanguinose trombe.
Così mi vissi, e non men dolgo, solo
A me rassembra di ricever torto,
Che spogliato dell' armi io giungo al fine
In sulle piume del paterno albergo;
Ma pur forse per me non avrà l'Arno

Epitaffi, Gli - Part 20

Che sovente la Morte a mezzo il corso
Facciasi incontro, e le vaghezze umane
Abbatta in terra, a chi non è palese?
Ma pure il Cardi ce ne porge esempio,
Poscia che col valor di varie tempre
Ebbe condotta la Pittura in cima
De' pregi antichi, e che a Firenze crebbe
Bellezza co'mirabil suoi colori:
Andò sul Tebro, ed onorò pingendo
Colassuso il più bel di tutti i Templi,
Non paventando paragon; ma quaudo
Sperò di sua virtù ben manifesta
Godersi la mercè, cadde repente,
Qual alto Pin, che al fulminar trabocchi.

Epitaffi, Gli - Part 21

Sul punto ch'io morii, contava gli anni
Oltre i settanta, onde nel mondo io vissi
Ben lungamente, e però far potréi
Ampio racconto delle mie venture:
Ma pregio di modestia è parlar poco.
Io mi nacqui in Cosenza in riva al Crate,
Ma fu la nostra stirpe entro Firenze
Originata, e sovra i sette Colli
Ebbe a fiorir mia giovenile etate:
Quinci il Pastor, che in Vatican corregge,
Messaggiero mi elesse al Re de' Persi,
Ed io valsi a fornir la lunga strada;
Poi di peregrinar tanta vaghezza

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