Epitaffi, Gli - Part 4

Perchè non fu nessuno unqua più degno,
Che si onorasse, però qui rimiri
Tutto ripien di Carraresi marmi.
Se chiedi quale ei fu, basta che io dica
Jacopo Doria; che di nobil sangue
Egli splendesse, che sovrani scettri
Ei sovente mirasse in man de' suoi,
Ciascun sel sa; ma veritate ascolta
Grande ad udirsi: così fatte doti,
Onde l' umano ingegno è tanto altero,
Non mai nel petto suo crearo orgoglio.
Sempre a lui visse cortesia compagna;
Ma la sozza avarizia ebbe in dispregio.
Nol saperan tacer del bel Parnaso

Epitaffi, Gli - Part 5

Nell' alme scuole della saggia Alfea
Appresi giovinetto il bel cammino
Da sormontare all' Ippocrenie piagge,
E giunto colassù mi dieder mano
Cortesemente Calliope e Clio,
E dell' alloro, che fioria sul Tebro
Mi cerchiaro le tempie, onde mio nome
Non mai sommergerà golfo di obblio:
Quinci impari ciascun, che per virtude
Trïonfar puossi dell' orribil morte.
Ebbi per patria la città di Giano:
Fornii miei giorni non ancor canuto:
Qui mi han sepolto i non bugiardi amici.

Epitaffi, Gli - Part 6

De' Riarj fu prole, ed ebbe culla,
E sepolcro in Savona. Ei giunse a morte
Condottovi da pietra in gioventute.
Ma pianger non si dee, come per tempo
Dal mondo uscito: Voi, mortali, errate,
Per vero dir, nel conto della vita
Sol numerate gli anni, e non guardate
All' opre glorïose di virtute.

Epitaffi, Gli - Part 7

Fu ver che Ambrosio Salinero a torto
Si pose in pena d' odïose liti
Ben lungamente, e vero fu, che a torto
Assai più lungamente a soffrir ebbe
Tormento d' infestissima podagra:
Ma non per tanto è verità, che ei vinse
Con franchezza di cor pena e tormento,
E fu forte a seguir le belle Muse.
Non è chiuso sentier, che meni all' ombra
Dell' amate foreste di Parnaso,
Che a lui fosse nascosto: e non è calle,
Che scorga a' puri rivi d' Ippocrene,
Che a lui non fosse apeito. Il sa Savona,

Epitaffi, Gli - Part 8

O tu, che muovi alla tua strada intento,
Avvegna che t' affretti, il corso arresta,
Che non avrai di che pentirti Io nacqui
Dentro Savona di gentil famiglia,
Poscia la gioventù spesi sul Tebro
Fra' studj sacri, ed il Roman Pastore
Diemmi d'Urbino a custodir la greggia,
Molto vegghiai, molto sudai; nè forza
Ebbi per ischifar strano disdegno.
Da' maggiori del mondo io fui percosso,
Ma non cadei, che la virtù mantiensi
Saldamente appoggiata a se medesma:
Al fin servendo al glorïoso Enrico

Dichas del Casado Primero

«Padre Adán, no lloréis duelos;
dejad, buen viejo, el llorar,
pues que fuistes en la tierra
el más dichoso mortal,
De la variedad del mundo
entraste vos a gozar,
sin sastres ni mercaderes,
plagas que trujo otra edad.
Para daros compañia
quiso el Señor aguardar
hasta que llegó la hora
que sentistes soledad.
Costóos la mujer que os dieron
una costilla, y acá
todos los huesos nos cuestan,
aunque ellas nos ponen más.
Dormistes, y una mujer
hallastes al despertar;
y hoy en durmiendo un marido

Romance. H. Medrano

Un bulto casi sin bulto
de güessos de un hombre sancto,
un cuerpo de poco cuerpo,
de carne de un descarnado,

remontado por los montes,
solo, puebla un despoblado,
y por entre peñas viuas
trae su vida despeñando.

Sobre las sierras peladas
andan los güessos pelados
de Francisco o de la sombra
de Christo cruçificado.

Viste el desecho del mundo,
y dél se a deshecho tanto,
que es, por deshecho y de hecho,
dechado de desechados.

Un capote de sayal
es su vestido ordinario,

Epitaffi, Gli - Part 9

Non senza gran cordoglio il Zio ripose,
Però che il Padre allor vivea lontano,
Qui dentro il dilettissimo Nipote.
Egli chiamato a nome era Francesco,
Pozzobonelli la famiglia, e quando
Rinchiudeansi le membra in questi sassi,
Andò tutta Savona in caldo pianto.
E perchè no? fiorito appena avea
Il ventesimo April della sua vita,
E con vera virtù porgea speranza
D' allegrezza alla patria, ed ai parenti
Prometteva conforto, e degli amici
Non lasciava languire i bei pensieri.
Or come non son sparsi a gran ragione

Epitaffi, Gli - Part 10

Se fosse umana fama altro che fiato,
Che si dilegua in un momento, forse
Ti spargerebbe in petto arida invidia
Del buon Panicarola il sommo pregio,
Se però tu che leggi apprezzi l' arte
Del favellare. Oh che volubil fiume
Di ben scelte parole egli spandea
Dal cor profondo! oh che soave giogo
Imponevan parlando all' altrui mente!
Può dirlo Italia, cui sovente scosse
Col dolce fulminar delle sue note.
Ma che? sorpreso da silenzio eterno
Or giace muto in questi sassi. Adunque
Affermeremo, che non ha virtude

Epitaffi, Gli - Part 11

Il fulmine, che spense la scïenza
Già d'Esculapio, perch' ei tolse a Stige
Ippolito figliuol del buon Teseo,
Al gran Mercurïal diede consiglio
Di non tornare in vita i già sepolti;
Ma disarmande d' ogni forza i morbi,
Ei solea conservar gli egri mortali.
Non lagrimò per lui tenera sposa
I suoi diletti; nè canuta madre
Mai recise le chiome in sulla tomba
De i carissimi figli, anzi il nocchiero
Tetro d'Averno, non avea cagione
Di tragittando maneggiare i remi
Per li lividi lidi d'Acheronte.

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